01/03/11

Maria Maddalena e le sue Chiese di Anna Maria Mandelli

Maddalena nella grotta, opera di Jules Lefebvre.

Nonostante se ne parli così frequentemente la figura di Maria di Magdala o Maria Maddalena rimane un mistero: pur apparendo poco all’interno dei vangeli, perché la tradizione cristiana né fa una delle figure maggiori al fianco di Gesù? Una prostituta? Una peccatrice? Una compagna? Cosi si è voluto e si vuole fare vedere la sua immagine; ma i testi gnostici hanno celebrato in lei il modello stesso dell’Iniziato, interpretando la sua figura come quella di un’anima prigioniera, sparpagliata in questo mondo fatto di riflessi e di ombre!
La tradizione ci racconta che sia approdata sulla coste della Provenza e luoghi spiritualmente importanti si contendono le sue reliquie come Saint-Maximin e Vézelay.

Molte chiese anche in Italia sono dedicate alla Santa Maria Maddalena, apparendo agli occhi dei più attenti in grande contrasto essendo santa e peccatrice un connubio alquanto insolito.

Ritengo opportuno parlare di quelle che risultano più interessanti all’interno della nostra storia che ci ricollega a Rennes-le-Château in quanto l’intero censimento sarebbe un’opera magna. La prima riguarda la città di Venezia. E’ una delle poche chiese a pianta circolare; si sa poco della protobasilica. La prima chiesa gotica potrebbe risalire intorno all’Anno Mille, eretta come oratorio dalla famiglia Baffo. Credo importante chiarire che su altri documenti viene menzionata come Balbo, ma ritengo che sia corretto il primo cognome, cioè Baffo. Spesso la storia non è molto precisa, a volte incompleta per tante ragioni, a riguardo il collegamento tra la famiglia Baffo e la chiesa della Maddalena mi sono sentita di rimanere su questa linea che mi sembra abbastanza in sintonia con la storia di Rennes-le-Chateau! La presenza di questo antichissimo cognome veneziano, sarebbe già presente nella città di Venezia sin dal V secolo, ma la discendenza di questo casato è documentata fin dal 1110. Questa famiglia era presente nel Maggior Consiglio inclusa durante la famosa serrata del 1297. Viene identificata come toponimo della città di Paphos, città dell’isola di Cipro. Alcuni suoi membri si sono distinti negli anni successivi.

L’autore Giuseppe Tassini (1827-1899) dà la seguente versione nel suo libro Curiosità veneziane: «I Baffo vennero da Parma a Mestre e poscia a Venezia nell’827, Edificarono nel 1034 la chiesa, ora distrutta di San Secondo in Isola e nel 1222 quella di Santa Maria Maddalena. Fortificarono nella zona una costruzione chiamata Castel Baffo. La famiglia andò estinta con l’ultimo di nome Giorgio, poeta noto per le sue poesie licenziose (1694-1768)». La torre del campanile era in origine la torre della famiglia Baffo.

Nella toponomastica della città, la protobasilica risultava all’incrocio fra due canali. Uno era quella del “Rio della Maddalena” tuttora esistente, l’altro è stato interrato nel 1398 e il luogo si chiama ancora oggi “Rio Terà della Maddalena”. Anche se non riconoscibile, abbiamo una veduta incisa nel XVI secolo dell’artista, Jacopo de’ Barbari, pittore e incisore conosciuto anche come Maestro del Caduceo; così era solito firmare. A lui è attribuito un particolare della veduta di Venezia con Mercurio che tiene il caduceo e proprio nella stessa città incontrerà un altro artista particolare, Albrecht Dürer! La chiesa è di forma circolare, dettaglio inusuale nell’architettura religiosa con l’orientamento a Occidente; già l’esterno colpisce per la sua particolarità che richiama un tempio con quattro colonne, il timpano triangolare e un cerchio dove spicca nel mezzo un occhio, simbolo che non può non trarre curiosità. La pupilla non è centrale ma è spostata verso l’esterno e sembra che debba guardare nel tempo qualcosa posto sotto il suo controllo… Sul frontone d’ingresso leggiamo la scritta: «Sapietia aedificavit sibi donum» cioè “La sapienza edificò a se stessa”. Nelle mie ipotesi questo potrebbe alludere che la chiesa è dedicata alla Sapienza, Pistis Sophia. La figura di Maria Maddalena, come sposa di Gesù, degna di lodi e di maggiore acutezza rispetto ai discepoli, citata ben 77 volte all’interno dei Vangeli, simboleggia la Conoscenza.

Architettura esoterica


Un’altra intrigante iscrizione fu ritrovata durante lavori nel XVIII secolo: e purtroppo smarrita: «Post tenebras spero lucem» cioè “La tenebra si spera nella luce”. L’interno della chiesa ci offre uno spazio ampio a forma esagonale contenente la sua doppia cupola e le 12 colonne. Possiamo ammirare L’ultima Cena del Tiepolo dove Gesù siede al centro in mezzo ai suoi apostoli consumando la Pasqua ebraica; il tavolo ha forma semicircolare e in primo piano appare un cane! Non poteva mancare un quadro che rappresenta la Maddalena penitente con i suoi simboli; il cranio, la coppa, il libro aperto. Dai rotoli del Mar Morto, il Vangelo apocrifo di Filippo scoperto nel 1945 a Nag Hammadi riporta: «Tre persone camminavano sempre col Signore: Maria sua madre, la sorella di lei e la Maria Maddalena sua compagna. Il Signore amava Maria più di tutti i discepoli e spesso la baciava sulla bocca. Gli altri discepoli, vedendolo con Maria, gli domandarono: Perché l’ami più di tutti noi?». Beda il Venerabile (672-735) è uno dei primi che menziona il nome di Maria Maddalena ed evidenzia la ricorrenza il 22 luglio. Monaco e storico inglese, scrisse dalla poesia alla musica e commento la Bibbia; scrisse che la Terra è rotonda “come una palla da gioco” e profetizzato nel VII secolo che «Finché sarà il Colosseo sarà Roma, quando cadrà il Colosseo cadrà anche Roma e quando cadrà Roma cadrà il mondo». Non possiamo dimenticare che anche Jacopo da Varagine ha raccolto molti dettagli. Secondo il suo racconto «Maria Maddalena sarebbe stata di alto lignaggio, il padre si chiamava Sirio e la madre Eucaria, suo fratello Lazzaro (quello della resurrezione). Aveva una sorella di nome Marta che ebbe in dote Bethania, invece a Maddalena toccò in dote il castello di Magdala».

 La chiesa ha subito varie modifiche nel tempo; il primo a rinnovarla fu nel 1701, Francesco Riccardi poi nella metà del XVIII secolo fu ripresa come da disegno di Tommaso Temanza, (1705-1789) il quale mantenne con grande tenacia il primario orientamento della chiesa. La sua figura s’inserisce nella fase evolutiva dell’architettura veneziana. Siamo in pieno periodo dell’illuminismo e il Temanza né portava nelle sue costruzione tutti i nuovi principi che stavano dilagando in tutta Europa. Purtroppo, non potrà vedere la sua opera terminata perché morì nel 1789, anno della Rivoluzione Francese. Possiamo vedere le sue spoglie che riposano all’interno della chiesa dove alcuni simboli richiamano la massoneria incisi sulla lastra tombale! Uno dei primi massoni è stato il Procuratore di San Marco Andrea Memmo che il Temanza frequentava assieme ai fratelli di lui, Bernardo e Lorenzo iniziati da Giacomo Casanova. Le riunioni avvenivano in segreto in Rio Marin. Dopo che Genova fu sconfitta, la Repubblica di Venezia era la principale rotta per le crociate così come troviamo l’insediamento templare nella città già dal XII secolo con relativo convento, chiesa; il complesso si trovava alle spalle della Piazza San Marco, oggi Calle Vallaresso. Un autore, Jacopo Sansovino, (1486- 1570) ricorda di un rito praticatovi all’interno: la chiesa della Maddalena era l’ultima chiesa visitata dal popolo nelle cerimonie usate la sera del Venerdì Santo, evento fastoso, lungo e complesso al quale interveniva anche il Doge, la Signoria e le Scuole per la celebrazione dei numerosi rituali. L’autore non accenna ad altre notizie sul perché fosse l’ultima tappa del percorso. Come fa notare una breve ma descrittiva guida sulla chiesa (Breve guida storico artistica “La Chiesa della Maddalena e la sua isola” di Claudio Daveggia – Filippi Editore Venezia) è molto probabile che qualche “fastidio” questa chiesa lo desse. Citando il brano «Esiste una tradizione che vuole che la costruzione sia stata oggetto di manomissioni volte ad attenuare o a cancellare simboli sgraditi». La chiesa è chiusa durante l’anno salvo che nel periodo di Natale dove è possibile vederla.

Il legame tra Francia e Italia

Per comprendere i complessi collegamenti che uniscono la storia di Rennes-le-Chateau con l’Italia vale la pena soffermarci su un personaggio, Andrea Memmo. Andrea Memmo, nato a Venezia il 29 marzo 1729, morto il 27 gennaio 1793: politico, diplomatico e letterato apparteneva a una della cosiddette “famiglie apostoliche” cioè erano le più antiche famiglie patrizie venete. Ebbe rapporti di lunga amicizia con Casanova malgrado le disavventure avute; ebbe una relazione con una scrittrice italiana di nome Giustiniana Wynne, figlia di un gentiluomo inglese Richard Wynne e di una donna italiana Anna Gazzini, donna che sollevò gran scandalo per l’epoca anche per la sua amicizia con Casanova. Vi chiederete perché vi racconto questi particolari? Di questo amore veneziano è rimasto un epistolario letterario molto interessante che ci porta a un libro pubblicato nel 2003 dalla Mondadori Un amore veneziano di Andrea Di Robilant. Come si può leggere nel prologo del libro, è stato possibile pubblicarlo grazie a vecchie lettere rinvenute in una soffitta di Palazzo Mocenigo a Venezia e riscoperte dalla famiglia dell’autore di origine piemontese. Un membro della famiglia Di Robilant era in corrispondenza con Saunière dall’Italia e come risulta dalle sue annotazioni in contabilità, avevano scambiato tra il 1896 e il 1917 ben una cinquantina di lettere con molta regolarità…
Aggiungo una nota pittoresca e curiosa; nelle mie peripezie ho scoperto che il Palazzo Memmo è passato alla famiglia Martinengo per poi finire nel 1886 al Cav. Luigi Mandelli! •

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I resti di Maria Maddalena sono a Senigallia?

Anche in Italia possiamo vantare di avere avuto le reliquie di Santa Maddalena, anche se, come spesso accade in questi casi, notizie certe non si possono avere. Uno di questi luoghi è la città di Senigallia nella Marche, regione legata tra l’altro a diversi luoghi templari oltre che avere un certo numero di chiese a lei dedicate. Si dice che nel 1200 furono portate le reliquie di Maria Maddalena a Senigallia, diventando così meta di pellegrinaggio. Da lì prese l’avvio la “fiera della Maddalena”, il 22 luglio, che contribuì alla crescita economica della città, essendo l’epoca del mercato delle reliquie e questo significava folle di pellegrini e di conseguenza ricchezza per la chiesa e il monastero. Rimane solo da chiedersi perché se ne siano perdute le tracce e in quale luogo giacciano, probabilmente più vicino di quanto si possa pensare.

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