5.000 a.C. veneravano un culto dedicato alla Grande Dea Madre, simbolo di fertilità ed abbondanza? E che una della testimonianze più importanti e significative di questo culto è una statuetta votiva di Venere
ritrovata proprio nella nostra provincia??? E sapevate che la Madonna
di San Luca è una Madonna Nera, iconografia della Dea egizia Iside e
che la basilica di Santo Stefano era proprio un luogo di culto della
Dea?
Nella nostra Bologna, nata sotto l'influenza di Venere,il culto del
femminile ha un'importanza tale da avere testimonianze
evidenti che ripercorrono i tempi dal Paleolitico fino ai giorni
nostri, passando per l'affascinante civiltà dell'Egitto.
Il libro"Il Linguaggio della Dea" dell' archeologa lituana Marija
Gimbutas, capostipite di queste ricerche, verrà ripubblicato a settembre
dopo anni di misteriosa assenza.
Il libro dimostra come nelle culture primitive il culto diffuso fosse quello
della Grande Dea , una divinità femminile legata al culto della
fertilità e della terra, all'interno di una società matrilineare e
pacifica.
Testimonianza concreta di questo culto, oltre le simbologie figurative
della Dea presenti nei reperti archeologici ( ragno, serpente,
acqua…), sono le statuette votive ritrovate in quasi tutta
Europa e rappresentanti donne panciute, simbolo dell'energia femminile e della fertilità,
quell'energia femminile ormai dimenticata ma che allora in sincronia
con la luna scandiva la durata del tempo.
Una delle statuette più importanti e rappresentative fu trovata agli inizi del secolo proprio nella nostra provincia, a Savignano sul Panaro, dove il prossimo 11 maggio si inaugurerà il museo della Venere dedicato al culto della Grande Dea Madre e dove sarà
presente oltre al sindaco di Svignano, Catia Fornari, e i curatori del
museo, anche Syusy Blady, che grazie ai suoi viaggi ne
è diventata un'esperta conoscitrice e testimone fino al punto da
dedicare diverse puntate dei misteri di Syusy e dei suoi dvd proprio
a questo tema.
Ma la Grande Dea la possiamo trovare anche nei luoghi storici ed
emblematici della nostra città: giungendo alla basilica di San Luca
scopriremo che la Madonna lì portata dall'oriente nel XII secolo è una Madonna nera che ci riporta all'antico culto della Dea Iside,
dea egizia della maternità, della fertilità e della luna, quindi
riconducibile alla Grande Dea Madre e la cui iconografia pare sia stata
di ispirazione all'arte paleocristiana per rappresentare la
figura della Madonna col bambino.
E come non concludere il nostro viaggio nel femminile nel
cuore di Bologna, nella enigmatica e suggestiva basilica di Santo
Stefano, dove possiamo ritrovare le antiche memorie di un tempio
pagano dedicato alla Dea Iside , considerato propiziatorio per la
fertilità, fertilità allusa alla sorgente che tuttora vi scorre al di
sotto e che da sempre è collegata con l'apparizione del culto
del femminile.
Bononia Dea
Leonardo Anfolsi
In Santo Stefano a Bologna sono rappresentate la Gerusalemme cristiana come anche le “sette chiese” dell’antichità: ma quel luogo fu prima di ciò il tempio di Iside e, sotterraneo, quello d Osiri. Ancora oggi una lapide lo attesta, ma ancora oggi Bologna resta Alma Mater
“Lucio” è Apuleio, quello dell’Asino d’oro ma anche è il Lucio Agathone Prisco della misteriosa lapide “Aelia Laelia” studiata dagli esperti di tutto il mondo. Ancora oggi nel Salento la Madonna-Isis viene raggiunta da una processione di devoti che portano un cappello a forma di barca: la nave è ancora lo stemma di Par-Isis e Napoleone ve la pose di nuovo sul trono.
Risplendi da Sothis,
Stella Mattutina, Rosa
Mystica che Lucio divora,
come Agathone Prisco
e non più somaro beone.
Eppure mi dirigo fisso
allo scopo del tuo amore
ch’è verde quel rifugio
nascosto fra le stradine
dove tu, Bona Dea,
incoronata di torri
tra portici e sensi unici
respiri del giallo accorto,
nel sangue rosso mattone
ovunque circolante vivo.
Il Pavaglione ci ingloba,
le due torri innalzandoti
in ridda di visioni.
Io rendo grazie alla fonte,
Madre divina, in tutto,
che zampilla ricordandomi
dei mondi d’ogni istante;
ciò che è stato, è e sarà:
un passo e sei ovunque
intero nel frammento.
Voci e colori sfumati
strascinati sottovoce,
il lesso fumante con salse,
l’ombelico di Venere
ch’è sfoglia fatta in casa,
ed è il molteplice fiorito
su larghi vassoi d’estasi
ovunque offerti, ora, senza
alcun ritegno o idea vana
ché secoli di studio e canti
di rime sconnesse e balli,
carnascialeschi luperci
che son goliardi rimanti,
sorgon dall’Alma Mater.
Qui c’era la sala borsa,
un tempo, e qui dalla piazza
compero pane squisito
verso la “mercanzia”
tornando in Te tutto:
egizia virtù, romana face,
“Dominae Isidi Victrici”
richiami all’auro tramonto
le visioni di schianto in te
risolte in irida vivente luce
e nell’andare ondeggiante
della barca celeste condotta
dal colle nella città in festa.
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